Come ha fatto Trump a vincere le elezioni
L'ex presidente è migliorato in quasi tutti i gruppi socio-demografici grazie a delle proposte forti
È ancora presto per qualsiasi analisi approfondita e nelle prossime settimane e mesi ne verranno scritte a migliaia, ma nel frattempo possiamo provare a mettere qualche punto su cosa ha portato Donald Trump a una larga e netta vittoria. L’ex presidente ha infatti vinto tutti gli Stati chiave e anche il voto popolare.
Trump migliora ovunque
La prima cosa da chiarire è che è una vittoria profondamente diversa da quella del 2016. Otto anni fa Trump vinse grazie al sostegno tra i bianchi non laureati che vivevano nel Midwest. Questa volta invece ha ottenuto un miglioramento dei propri consensi in tantissime fasce demografiche e sociali, così come in praticamente tutti gli Stati. Si vede chiaramente dalla mappa del New York Times dove ci sono quasi solo frecce rosse.
A livello demografico rispetto al 2020, secondo gli exit poll, Trump ha guadagnato 3 punti tra gli uomini e due punti tra le donne. Questo è particolarmente rilevante perché nelle settimane scorse si è parlato molto del voto femminile che Harris avrebbe dovuto mobilitare.
Rispetto a quattro anni fa però le persone sopra i 45 anni non si sono mosse particolarmente, ma lo hanno fatto quelle giovani. Trump ha migliorato i propri consensi di 10 punti tra i 18-29enni e di 5 punti tra i 30-44enni. Se poi si guarda tra i 18-29enni maschi si vede che il miglioramento è anche di 14 punti. Questo è il risultato di una strategia chiara portata avanti da Trump per mesi fatta di partecipazione a podcast popolari tra i giovani, riferimenti alla cultura sportiva e una comunicazione che puntava chiaramente al voto maschile.
L’altro gruppo demografico con cui c’è un netto miglioramento sono le minoranze. Trump guadagna 7 punti tra gli afroamericani, 6 punti tra gli ispanici e 4 punti tra gli asiatici. L’aumento di voti tra gli ispanici è avvenuto in tutti i gruppi (messicani, cubani, portoricani, centroamericani) con la sola eccezione dei sudamericani. Il miglioramento tra i neri è in gran parte dovuto agli uomini neri (+12), mentre tra gli ispanici è meno forte questa tendenza.
Questo miglioramento tra le minoranze non era imprevedibile. Se ne era parlato molto in questi mesi e in qualche modo rappresenta una tendenza naturale in quanto questi gruppi demografici sono più conservatori dei bianchi del Partito Democratico.
Il livello di istruzione è diventato un dato determinante nel 2016. Questa volta Trump ha guadagnato terreno con gli elettori con qualsiasi titolo di studio, tranne quelli che hanno dei “postgraduate study” (lauree magistrali e dottorati). Anche a livello di reddito, Trump migliora ovunque tranne che in quelli che guadagnano più di 100 mila dollari all’anno.
Tutti questi dati si inseriscono in un generale spostamento a destra che era già in atto negli Stati Uniti e l’idea che gli Stati Uniti stessero andando nella direzione sbagliata. Queste elezioni sono avvenute in un clima politico molto diverso da quelle del 2020.
Cosa non ha funzionato nella campagna Harris
Quando la sconfitta è di queste proporzioni, non è un singolo tema o una singola proposta a non funzionare, ma è un’intera candidatura.
Il problema principale di Harris è che non ha preso né le distanze dall'amministrazione Biden né ne ha abbracciato i successi. Si trattava ovviamente di una posizione complicata essendo la vicepresidente, ma non ci ha neanche provato. La campagna non aveva poi nessuna proposta politica forte o una chiara visione da proporre. È stata una campagna quasi esclusivamente puntata contro l’avversario, prima chiamandoli weird e poi parlando di minaccia alla democrazia e del rischio fascismo. Ma questi erano i temi meno efficaci per una campagna elettorale. Anche lo slogan "A new way forward” non voleva dire moltissimo.
Dall’altra parte invece Trump aveva due temi forti e sentiti: immigrazione e economia. L’aumento del costo della vita negli Stati Uniti è stato un tema dominante negli ultimi anni e l’immigrazione una cosa vista da quasi tutti come un problema. È stata la stessa amministrazione Biden nei mesi passati a proporre delle misure per irrigidire i controlli al confine con il Messico e a bloccare i migranti.
Alla domanda su quale fosse il problema più importante per la nazione, il 39% degli elettori ha detto economia e lavoro e il 20% l’immigrazione. Il dato rilevante è che su quest’ultimo era d’accordo l’88% dei Repubblicani. Per Trump questo è un tema che mobilita. L’aborto di cui si è parlato molto è la priorità per solo l’11% degli elettori.
Gli elettori, nel momento del voto, non sono alla ricerca del candidato perfetto o di qualcuno con cui condividere ogni singola idea. Piuttosto, tendono a scegliere il candidato le cui posizioni si avvicinano maggiormente alle proprie convinzioni. L'importanza non risiede tanto nella popolarità del candidato, quanto nella sua sintonia con le questioni che stanno più a cuore all'elettore.
Ruffino quanto mi è piaciuto il suo lavoro su questa elezione. Poi è andata come è andata ma la qualità dell'informazione e dell'analisi è sempre altissimo.